UN SABATO A FERENTILLO…..

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Apertura del forum : Gita sul Monte Petano

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LA RISORSA IDRICA UMBRA


LA RISORSA IDRICA  UMBRA

L’Acqua non è una risorsa infinita, meno che mai in Umbria cuore verde d’italia… 

La_risorsa_idrica_in_Umbria.doc

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LA STORIA DELLA DISCARICA DI PIETRAMELINA


DEMOCRAZIA E
PARTECIPAZIONE IN UMBRIA:

LA STORIA DELLA
DISCARICA DI PIETRAMELINA

 

Un mostro di nome Pietramelina. Da venti anni agita i sonni
di Pierantonio e Sant’Orfeto, divise dall’appartenenza a comuni vicini,
Umbertide e Perugia, unite nella lotta ai rischi che la discarica, una delle
maggiori d’Europa, comporta.

leggi tutto Pietramelina_storia_2.doc

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RIPUBBLICIZZAZIONE E PARTECIPAZIONE IN UMBRIA

 

 Da 20 anni a questa parte ci stanno facendo credere che
per avere un  servizio pubblico  efficiente, equo ed efficace è necessaria
una gestione di tipo privato, dove i costi non devono superare i ricavi, e che,  pubblico è uguale a maggiori costi, spreco
di denaro e minore efficienza.

  La gestione mista pubblico privata è la madre delle
contraddizioni a beneficio del soggetto privato, infatti quest’ultimo gestisce
il  bene comune per ottenere il massimo
profitto, senza investire niente di tasca propria ne sopportare alcun rischio
d’impresa, ma semplicemente incassando.

 Il caso di Umbria Acque Spa

 

Ripubblicizzazione_e_Partecipazione_in_Umbria.doc

Acqua
pubblica perché?

L’acqua è
fonte di vita ed è per questo che tutti hanno diritto ad accedere alle fonti
idriche nella misura necessaria alla vita umana. L’acqua, come tutti i  diritti non può essere gestita in  base alle regole di mercato che hanno come
unico principio il profitto, ma deve essere gestita secondo un modello di
distribuzione con l’obiettivo dell’accesso a tutti i cittadini e quello di
salvaguardare la risorsa per le generazioni future.

L’ar. 2 della proposta di legge di ripubblicizzazione
dell’acqua definisce l’acqua:

 -un bene finito da
tutelare, anche  per le generazioni
future,

-l’accesso all’acqua come diritto umano inviolabile,

– l’indisponibilità dell’uso della stessa secondo logiche
di mercato,

        
la subordinazione del prelievo alla concessione da parte delle
pubbliche amministrazione.

 

Come è possibile garantire a tutti i cittadini l’accesso
all’acqua?

E come si fa a garantire la gestione di un bene comune
come l’acqua in funzione della conservazione della risorsa per le generazioni
future?

 

Certamente non possono garantire il diritto all’acqua (ne
altri diritti) le regole del mercato, 
basate su una logica  profitto (l’acqua
verrà erogata in funzione della capacità di pagare).

Seguendo le leggi  di mercato,  chi potrà
pagare potrà avere tutta l’acqua che vuole mentre chi non potrà pagare potrà
anche morire di sete.

Inoltre avendo a disposizione una risorsa così indispensabile
e già pronta, i privati non   esiteranno
a succhiarne quanta più possibile, per il semplice motivo che più ne viene
prelevata, più si fa profitto e si recuperano i capitali investiti.

Non saranno certamente le imprese private che penseranno
alle generazioni future, prendendosi cura della risorsa acqua, proprio perché,
per  loro natura, non hanno come   obiettivo il bene collettivo ma perseguire
il massimo profitto.

 

Solo attraverso una gestione collettiva sarà possibile
gestire l’acqua tutelando i diritti di tutti, attraverso la partecipazione
diretta dei cittadini nelle scelte delle Amministrazioni Pubbliche,  superando il sistema esclusivo della
democrazia rappresentativa che genera oligarchie o eccessiva burocratizzazione
per una vera democrazia partecipata.

 

Le lotte contro la privatizzazione dell’acqua hanno
portato nel mondo a nuove forme di gestione dei servizi, attraverso la
costruzione di  forme di democrazia
partecipata che nascono da assemblee di cittadini, movimenti, comitati che
entrano  a far parte dei poteri
decisionali nella gestione pubblica.

 

Ne sono alcuni esempi:

 

Porto Alegre in Brasile dove il servizio idrico è gestito
da una azienda pubblica che reinveste nell’acqua gli avanzi di gestione. Ma
l’attività aziendale è controllata da due strumenti della partecipazione, il
primo è il Consiglio Deliberativo, formato da rappresentanti di diverse
organizzazioni della società civile, il secondo è l’istituto del bilancio
partecipativo che si articola con una serie di assemblee, territoriali e
tematiche, in cui i residenti votano le priorità della città, eleggono i rappresentanti
che sono immediatamente revocabili dalle assemblee stesse che intervengono nei
poteri decisionali.

 

Recife: l’acqua veniva gestita da una società pubblica
eccessivamente burocratizzata e inefficiente, alle spinte della
privatizzazione, la città ha scelto una gestione pubblica partecipata sul
modello di Porto Alegre, costituendo il Consiglio Municipale dell’Acqua e
depurazione composto per il 25% da rappresentanti del comune, 25% da lavoratori
e per il 50% da rappresentanti della società civile.

Questa assemblea controlla tutte le decisioni
dell’azienda.

 

Così come a Cochabamba (Bolivia) dopo una durissima
lotta  popolare il governo è stato
costretto ad annullare la privatizzazione e a riconsegnare la gestione alla
precedente società delle acque ma nel suo consiglio direttivo entrano a far
parte i delegati della “Coordinadora de defesa dell’acqua e dela vida” che
aveva organizzato la lotta contro la privatizzazione, costituita da contadini,
gruppi ambientalisti, professionisti, operai, sindacati di lavoratori,
sottoproletariato e artigiani.

 

Un esempio di partecipazione locale è  il protocollo  d’intesa del 1993 tra il comitato difesa Rio Fergia e i Comuni di
Gualdo T. e Nocera U., la Regione dell’Umbria e il Prefetto di Perugia, che è
stato completamente ignorato dalla Regione dell’Umbria.

 

A conclusione riassumiamo le nostre proposte nei seguenti
punti:

 

– La dichiarazione da parte dello Stato, la Regione, le
Province e i Comuni che l’acqua è un servizio e un bene di rilevanza non
economica;

– l’Applicazione negli ATO della proposta di legge
d’iniziativa popolare presentata in Parlamento a luglio 2007 con 406.000 firme
di cittadini, di cui 5300 umbri;

– Ripubblicizzazione della gestione del SII revocando  gli affidamenti ai privati;

– Piani d’Ambito basati su Bilanci idrici  dove siano presenti sia  le risorse destinate al SII sia le sorgenti
destinate allo sfruttamento industriale (acque minerali);

 – la gestione del
SII interamente pubblica attraverso aziende speciali;

– Togliere ai privati 
il commercio delle acque minerali attraverso  la Ripubblicizzazione delle concessioni allo sfruttamento
industriale delle sorgenti per pianificare la vera conservazione della risorsa
per le generazioni future;

– venga riconosciuto ai cittadini e ai  lavoratori, organizzati in  comitati, associazioni, sindacati, etc la
partecipazione, con  potere decisionale  nelle 
assemblee (Assemblee d’ambito, Comuni,…) degli organi istituzionali che
hanno il compito di organizzare la gestione della risorsa e del servizio;

-revocare tutte le concessioni della Regione Umbria alla IDREA/ROCCHETTA
per lo sfruttamento industriale delle acque minerali, quelle nuove e quelle
vecchie;

– l’applicazione 
del protocollo d’intesa del 1993 tra il Comitato Tutela Rio Fergia, la
Regione dell’Umbria e i Comuni di Nocera Umbra e Gualdo Tadino

 

 

 

 

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C’ERA UNA VOLTA LA NEVE

Gruppo Difesa Ambiente SPOLETOGruppo Difesa Ambiente SPOLETOGruppo Difesa Ambiente SPOLETOGruppo Difesa Ambiente SPOLETO

                  C’era una volta la neve……..

Una
volta: perché adesso è solo un ricordo nelle parole di nonni e bisnonni. Ormai
ogni anno, in estate come in inverno, è più caldo dell’anno precedente. L’industrializzazione
massiccia che la Terra ha subito negli ultimi due secoli è arrivata all’apice e
già i primi sintomi cominciano a sentirsi, rappresentati del mutamento
climatico. In futuro, ci dicono sarà sempre peggio. Gli stessi potenti della
terra sembrano, nella migliore delle ipotesi, rassegnati, come quando ci dicono
che il famoso Protocollo di Kyoto non riuscirà a fermare l’effetto serra,
ma si limiterà ad evitare un surriscaldamento superiore ai 2 gradi, o nella
peggiore sono addirittura indifferenti, come quando “Bush il carnefice” risponde
agli ambientalisti che lo stile di vita degli statunitensi non è in
discussione.

Quando un nostro compagno questo
autunno andò a fare una passeggiata sul Monte Fionchi, vecchia base della
Resistenza partigiana nel comune di Spoleto a 1300 di altezza, incontrò un
vecchio che, lamentandosi della straordinaria siccità di novembre, spinse il
nostro amico a guardare “i trocchi”, le vasche dove si abbeverano gli animali e
da dove sgorgano i torrenti  che bagnano
la terra fino a Patrico e la rendono fertile. Da quanto era nato, il bravo
vegliardo racconta, che non era mai successo che dai “trocchi” non scendesse
neanche una goccia d’acqua, “da piccoli dicevamo che bastava che pisciasse un
rospo per riempirli”. Dicevamo c’era una volta la neve, ma il nostro anziano
amico ci pone un problema: tra qualche anno potremo essere noi a raccontare ai
nipotini “c’era una volta l’acqua”.

Cosa possiamo fare per fermare
tutto questo? La nostra fiducia nelle leggi dei governi è abbastanza scarsa.
Non lo è per una questione di principio, o meglio non solo per questo, ma
soprattutto perché ci sono dati oggettivi che dimostrano che il problema
dell’ambiente non è un problema che può essere risolto con delle riforme. Il
problema dell’ambiente è un problema decisamente anti-economico. Chiaro? Chi
predica un’economia etica, un’economia che stia attenta alle problematiche
dell’uomo e della terra, predica di fatto una contraddizione irrisolvibile, un
ossimoro.  A parte alcune leggi e alcuni
difetti di sistema in cui si potrebbe stare attenti a inquinare meno e comunque
guadagnare di più, nella stragrande maggioranza dei casi inquinare di meno
significa guadagnare di meno!

Quando sentiamo parlare di
produzione industriale, quando ci dicono che questo anno l’economia va bene
perché la produzione è cresciuta del 3 % mentre lo scorso anno è stato un
“disastro” perché è cresciuta solo dell’1%, forse molti di noi cambiano canale
e purtroppo la maggior parte di coloro che si interessano sono tifosi della crescita.
Forse in questo mondo tecnologico, ma al contempo ignorante, bisogna
ricominciare dall’A-B-C. Sarebbe il caso di spiegare che quel 1% e quel 3% significano
che negli ultimi 12 mesi le “cose prodotte” sono l’1 o il 3% in più rispetto ai
dodici mesi precedenti. Significa quindi che, se prima venivano comprati e
quindi buttati cento macchine, o cento cellulari, o cento lavatrici, o cento
rotoli di carta igienica; oggi ne vengono comprati e buttati di più! Ma ci
rendiamo conto che crescita economica significa discariche più piene, aria più
inquinata, prodotti meno qualitativi, ecc?  

Questo nostro punto di vista lo
vogliamo sottolineare per tutti quelli che credono in un’economia dal volto
umano o che sostengono un governo che ha vinto le elezioni con il programma del
risanamento e del rilancio economico!

Cosa possiamo fare quindi? Noi
crediamo che dobbiamo riprendere in mano il nostro futuro, scendere in
strada a manifestare, invertire concretamente la logica della supremazia
economica sulla vita e sulla natura!

Il gruppo in difesa dell’ambiente
è nato per difendere il territorio dagli interessi dei potenti, delle lobby
dell’asfalto e dell’energia, per cominciare dal basso a fermare gli scempi che
riguardano la nostra città, le nostre campagne, le nostre foreste e le nostre
montagne. Pensiamo che è giunta ora di cambiare strategia. Ci rivolgiamo alle
associazioni ambientaliste “classiche” o istituzionali, quelle insomma che
negli ultimi incontri hanno rivendicato il fatto che loro stanno lottando per
queste cose da anni e per primi. Anche ammesso che ciò sia vero, il fatto che
le cose non siano cambiate, anzi sono decisamente peggiorate non è certo un
attestato a loro favore! Forse è il caso di cominciare a sperimentare nuove e
più incisive forme di lotta!

Noi siamo spaventati/e dal
progetto dell’elettrodotto, siamo preoccupati/e per l’inquinamento che produce
la ITALMATCH, siamo disgustati/e dalla COOP di via dei filosofi, siamo
indignati per le menzogne con cui la cava di Poreta sia stata spacciata come ippodromo,
pensiamo che le ricche villette di Colle San Tommaso e Colle Risana siano una
dichiarazione di guerra alla natura, pensiamo che lo svincolo sud (in fase
attuativa) sia un cimitero di asfalto e uno sputo in faccia all’architettura,
pensiamo che l’eco-mostro tra via Interna delle mura e via della Posterna sia
la più brutta delle schifezze!

Abbiamo deciso di incontrarci e
di creare un gruppo di persone, che dal basso, senza partiti, ma con le
associazioni, con i cittadini indignati e con i lavoratori che rivendicano il
diritto alla salute, vogliono cominciare a fermare nel nostro territorio la
devastazione ambientale.

Vogliamo coordinarci anche con le
realtà vicine e meno vicine: con chi a Terni difendi i propri quartieri dai
veleni degli inceneritori, con chi in Valnerina lotta contro i furti e gli
sprechi dell’acquedotto di Scheggino, con chi lotta contro la Rocchetta e il
suo progetto di privatizzare l’acqua; ma anche con i grandi movimenti popolari
della Val di Susa, dell’opposizione al ponte di Messina, con i movimenti contro
le discariche in Campania, con chiunque insomma è disposto a combattere per
l’ambiente in maniera orizzontale e antiautoritaria.

Abbiamo visto già nei primi
giorni di vita di un’opposizione ambientalista a Spoleto i soliti personaggi in
cerca di visibilità farsi spazio e rilasciare dichiarazioni. Sia chiaro: noi
non cacceremo mai nessuno da nessuna manifestazione e da nessun evento, anzi
lotteremo sempre per delle mobilitazioni unitarie; ma sia anche chiaro che noi,
allo stesso tempo, non ci lasceremo rappresentare da personaggi che fino a
pochi mesi fa mangiavano al banchetto dei saccheggiatori e devastatori del
nostro territorio. Se accetteremo la loro presenza nelle proteste di popolo,
allo stesso modo non accetteremo che quelle proteste e la nostra militanza
vengano usate per veicolare canditi o politici di professione. Un conto è
partecipare, altra cosa è rappresentare. E noi non ci lasceremo di certo
rappresentare da chi ha fatto pubblicità a personalità come Brunini, da chi
fino a pochi mesi fa era segretario dei DS (che in città hanno il oltre il 30%
e che sono quindi i principali responsabili dell’inquinamento del nostro
territorio), tanto meno dai partiti di destra che a livello nazionale sono i
principali fautori di progetti come la TAV, il ponte di Messina e in generale
dell’idea che il mercato, le aziende e l’economia siano l’unico bene a cui
tutto deve sottostare.

 
Gruppo
in difesa dell’ambiente

gruppoambientospo@libero.it

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GUALDO TADINO : CITTA’ DELLE ACQUE O DESERTIFICAZIONE ANNUNCIATA?

GUALDO TADINO : CITTA’ DELLE ACQUE O DESERTIFICAZIONE ANNUNCIATA?

Bisogna
purtroppo dire che sono affermazioni entrambe vere.
Se il nostro
territorio era riconosciuto per avere delle qualità, una di queste era
la presenza di discreti quantitativi di acqua a disposizione sia dei
privati cittadini e di chi voleva farne un uso non solo civile ma anche
commerciale.
Certamente se le condizioni climatiche non fossero
mutate così tanto, e gli sfruttamenti minerari – commerciali della
risorsa acqua non fossero stati brutali e sregolati così come in realtà
avvenuto forse non saremmo qui a parlare di desertificazioni annunciate.
Purtroppo
in realtà il territorio della Città di Gualdo Tadino fa da palcoscenico
ad una lotta per la sopravvivenza e la tutela delle sue risorse, contro
la volontà di uno sfruttamento selvaggio delle stesse.
Come ormai noto a Gualdo Tadino opera uno dei marchi più importanti di acque minerali a livello nazionale cioè Rocchetta Spa.
Quest’ultima
fa parte del gruppo Cogedi, di cui un altro marchio la Società Idrea ha
fatto richiesta di un ulteriore concessione per il prelevamento di
acque minerali sul territorio del Comune di Gualdo Tadino.
Fin qui
nulla di male, salvo che nel frattempo in Umbria si sta verificando un
periodo di siccità senza precedenti con precipitazioni piovose ridotte
sino all’80 % nello scorso anno, e quelle nevose praticamente azzerate,
e se nel frattempo non fosse stato dichiarato lo stato di emergenza con
Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 15 Giugno 2007,
con proroga sino al 30 Giugno 2008.
Purtroppo i nostri
amministratori hanno invece ben pensato di dare una nuova concessione
la n. 4860 del 25/05/2007, la quale è stata rilasciata sulla base di
studi scientifici effettuati dall’ Arpa Umbria, che di scientifico
hanno ben poco.
Nel frattempo avverso la predetta concessione sono
stati proposti numerosi ricorsi da parte di associazioni, comunanze
agrarie e dal nostro comitato amico in difesa del Rio Fergia.
Gli
stessi estensori dei predetti studi hanno addirittura, in pubblica
assise il 28/01/2008 a Boschetto di Gualdo Tadino, sconfessato il loro
stesso operato affermando che gli studi effettuati non stati eseguiti
secondo quelli che avrebbero dovuto essere i criteri basilari e gli
standard per un lavoro scientifico, adducendo la scarsità di risorse
economiche.
Nel frattempo gli unici che subivano i veri danni
dell’emergenza idrica sono stati i cittadini della Città di Gualdo i
quali hanno sopportato il razionamento nella distribuzione dell’acqua
potabile.
Addirittura gli stessi cittadini sono stati additati come
una delle concause della carenza idrica in quanto in periodi di caldo
persistente, questi volevano dissetarsi.
Man mano che il disagio è
salito i cittadini si sono organizzati per aver un risposta a tale
stato di cose ed è nato il Comitato Pro Acqua Gualdo.
Mediante la
libera e spontanea iniziativa del Comitato e la voglia di saperne di
più, abbiamo scoperto che il problema della carenza di acqua oltre alla
crisi idrica generalizzata era l’uso consapevolmente distorto che ne
veniva fatto e la colpa di certo non era dei cittadini.
In primis la
Regione Umbria nonostante la crisi idrica dichiarata a livello
nazionale, ha omesso più e più volte di adottare veri e necessari
provvedimenti a tutela della risorsa acqua, nonostante le stesse
normative glielo consentivano e glielo consentono tutt’ora.

Ato 1 e umbra acque
Il
gestore Ato 1 Umbria e la società Umbra Acque hanno saputo prendersela
solo con i cittadini gualdesi e con la vetusta rete idrica della città,
omettendo sempre di dire che 100 litri secondo di acqua che esce dalle
sorgenti di Gualdo Tadino, 72 litri se ne vanno verso Perugia, e che a
Gualdo Tadino grazie alla ricostruzione post sisma sono stati spesi
milioni di euro per i Piani Integrati di Recupero, cioè per nuove
infrastrutture quali fogne e rete idrica, che non sono stati mai
allacciati.
Tutti questi soldi e sforzi che fine hanno fatto? e come
mai chi gestisce ormai da anni la rete idrica non si accorge mai di
quello che accade, salvo quando manca totalmente la risorsa acqua ed i
cittadini incominciano a protestare?
L’unica risposta è stato
rifornire la città di Gualdo con acqua proveniente da sorgenti ignote,
mediante autobotti(196 TRASFERIMENTI CERTIFICATI) ed il provvedere
all’aumento delle tariffe dell’acqua, data l’efficienza e la qualità
del servizio!
In tutto ciò un ruolo fondamentale l’ha giocato
l’assenza dell’amministrazione Comunale la quale ha sempre e solo
avallato le posizione della Regione e dell’Arpa dell’Ato 1 e della
società Umbra Acque, non ponendosi mai problemi e contrastando in ogni
modo la libera iniziativa dei cittadini, affermando con dichiarazioni
pubbliche pagate dalla società rocchetta spa sui quotidiani che a
Gualdo Tadino la problematica acqua non esiste.
L’Amministrazione Comunale non ha mai saputo dare spiegazioni plausibili convincenti, ma solo incoerenti ed imprecise verita’.
Sicuramente possiamo incominciare veramente a parlare di desertificazione annunciata.
Sempre
nel cercare di soddisfare la nostra sete di conoscenza "e non", siamo
venuti a contatto con gli studi del prof. Tulipano il quale oltre ad
essersi sempre vivamente opposto alla nuova concessione di prelievo
denominata Idrea Rocchetta; ovviamente per la scarsità della risorsa
per prelievi di tipo commerciali, di cui già ormai abbiamo tutti
sentore dato il clima creatosi; soprattutto in virtù del fatto che
detta attività porterebbe anche all’aumento della concentrazione dei
solfati nelle acqua di falda portando ad una compromissione totale
delle stesse e di tutto il bacino con conseguenza drammatiche sul
territorio.
Nel frattempo pensate un pò si è inaugurata a Perugia la
nuova sede del programma delle Nazioni Unite per la valutazione
dell’acqua a livello mondiale che da Parigi si trasferisce a Perugina
detto WWAP.
Il WWAP dovrà redigere il terzo RAPPORTO TRIENNALE
SULLO STATO DELL’ACQUA A LIVELLO MONDIALE, da presentare nel 2009 al
Forum Mondiale dell’acqua.
La Presidente Lorenzetti e l’assessore
Regionale all’ambiente Bottini hanno utilizzato parole piene di
orgoglio che elogiavano la sensibilità dell’Umbria verso questo bene e
l’impegno della stessa regione a garantire a livello mondiale a tutti
l’accesso al bene acqua potabile.
Forse non parlavano dell’acqua di Gualdo Tadino, che probabilamante non è la stessa di cui parla l’UNESCO?
Il
Comitato Pro Acqua Gualdo ha inviato una segnalazione e vertenza alla
sede mondiale UNESCO di Parigi, alle sedi Nazionali delle Commissioni
per l’Unesco italiana e di altri tre paesi europei (Germania,
Danimarca, Svezia) ed infine a 15 organizzazioni delle Nazioni Unite
coinvolte nel progetto il 10.12.2007.
Con questo nostro piccolo
lavoro il COMITATO PRO ACQUA GUALDO vuole portare a conoscenza di tutti
i fatti ed il dramma che vi è dietro la carenza di acqua a Gualdo
Tadino.
Il primo forte segnale dato alle istituzioni da parte
nostra è avvenuto il 9 Ottobre 2007 con l’organizzazione di una
fiaccolata, che si è spinta sino allo stabilimento Rocchetta, per far
valere il diritto inalienabile del cittadino all’accesso del bene
acqua: la multinazionale non ha mai rallentato la propria produzione
nel momento in cui invece ai cittadini veniva richiesta una
razionalizzazione dell’acqua!
Oltre il danno la beffa in quanto nel
frattempo in cui avvenivano tutte queste cose il Comitato veniva a
scoprire che la Regione che tanto si prodigava per autorizzare nuove
concessioni, non provvedeva e non ha ancora provveduto ad adottare i
piani per la tutela delle acque previsti dal Dlgs 152/06, e si veniva
anche a scoprire che non tutte le crisi sono uguali, tanto è vero che
nella vicina Gubbio con Ordinanza n.37 del 19.03.04 la Presidente della
Regione M. Rita Lorenzetti dispose la sospensione del permesso di
ricerca di acque minerali denominato Gubbio Est, rilasciato alla ditta
SIAMI Srl, quando nel 2004 si riproposero le stesse condizioni
climatiche della città di Gualdo Tadino del 2007.
Va ricordato che
l’art. 26 della Legge regionale 48/1987 (Norme pere la ricerca e
coltivazione delle acque minerali e termali) prevede la revoca della
concessione "…per sopravvenuti gravi motivi di interesse pubblico che
non consentono l’attività di ricerca o l’esercizio della concessione".
Non è forse questa la situazione adatta per applicare questo articolo?
A dire la verità basterebbe il buon senso, ma purtroppo i politici non sanno nemmeno che cosa sia; sarebbe chiedere troppo.
La
Regione Umbria, per cercare di buttare polvere negli occhi "dato che
oramai l’acqua è finita" ha sfornato nuova proposta di legge, in
materia di acque minerali e termali, nell’intento di tutelare e
valorizzare le risorse idriche salvaguardando la competitività del
settore nell’economia regionale.
Prima di tutto noi crediamo che
la tutela della risorsa idrica male si concili con la necessità di
salvaguardare la competitività regionale nel settore acque minerali.
Se
poi andiamo a parlare delle innovazioni introdotte con questo disegno
di legge, dobbiamo constatare che l’unica novità sembrerebbe l’aumento
del canone che le aziende imbottigliatrici versano annualmente nelle
casse regionali: si passerebbe dall’attuale mezzo euro a metro cubo
(1.000 litri) ad un euro, cioè da MEZZO CENTESIMO di euro/litro a UN
CENTESIMO di euro/litro!
Cioè niente, l’aumento ci sembra del tutto
insufficiente ed irrisorio: la Regione incasserebbe in totale, per
tutte le aziende umbre del settore, circa un milione e mezzo di euro
contro gli attuali 745.000 euro, quando da sola Rocchetta S.p.A., per
esempio, imbottiglia attualmente più di 400.000.000 di litri d’acqua
rivenduta a 55 centesimo al litro.
I margini di guadagno del settore, è risaputo, sono i più elevati nel panorama industriale mondiale!
Pertanto
anche il nostro Comitato è sempre più convinto di appoggiare la lotta
per il bene comune acqua, tanto da aver partecipato il primo Dicembre a
Roma alla manifestazione organizzata dal forum Italiano del Movimenti
per l’Acqua per "ripubbliucizzare la stessa e difendere i beni comuni,
ed a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare per la
tutela, il governo e la gestione della pubblica acqua, contro le
privatizzazioni.
Il nostro impegno non si è fermato qui, infatti
come annunciato dopo l’assemblea tecnico-scientifica tenutasi a
Boschetto alla presenza dei tecnici dell’ARPA e del Prof. Tulipano il
28.01.08, il Comitato Pro Acqua Gualdo ha iniziato ad intraprendere
alcune azioni di natura amministrativo-giudiziaria.
Prima tra
tutte è stato il ricorso inviato lunedì 18 Febbraio 2008 alla
presidente della Regione M. Rita Lorenzetti per la valutazione
dell’opportunità di revocare, in via di autotutela, il provvedimento di
concessione di ulteriore attingimento di acque minerali in un momento
in cui il nostro territorio vive una crisi idrica senza precedenti.
In
secondo luogo ci siamo prodigati affinché anche le Procura della
Repubblica di diverse città provvedessero ad indagare sui fatti
accaduti e sinora esposti, mediante appunto il mezzo dei pubblici
esposti.

OBIETTIVI DEL COMITATO

Il Comitato è costituito da liberi cittadini NON E’ LEGATO AD ALCUN PARTITO POLITICO E RINNEGA QUALSIASI FAZIOSITA’.
Senza alcun altro scopo vuole difendere l’acqua, intesa come bene comune, e preservarla per le generazioni future.
Per
ottenere questo saranno intraprese TUTTE le azioni PACIFICHE E LEGALI
per proteggere l’acqua ( fermare la seconda concessione, rivedere la
prima, verificare e controllare l’operato del gestore e gli
investimenti da effettuarsi per intervenire sul nostro vetusto
acquedotto).
Il Comitato chiede a tutti di lavorare insieme e collaborare per risolvere questo grave problema che interessa tutti !
L’acqua,
intesa come bene comune, dovrebbe obbligare le istituzioni ad ascoltare
le popolazioni come legittime proprietarie di un bene che non può
essere comprato, venduto o scambiato al pari di altre merci!
Ma le istituzioni sono molto lente all’ascolto e ancor di più ad accogliere le istanze dei cittadini.
Fin ad ora, come cittadini non solo non siamo stati presi in considerazione, ma addirittura tre volte beffati!
Ci opponiamo a chi vuole desertificare perché il nostro messaggio è comunque più forte.
DOBBIAMO SMETTERLA DI RIMANERE A GUARDARE CHI TUTELA IL PROFITTO DI POCHI CONTRO L’INTERESSE DI TUTTI.
E’ ORA DI AGIRE!
Consiglio Direttivo Comitato Pro Acqua Gualdo

comitatoproacqua@libero.it

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PERCHE IL FORUM

UN MOMENTO DI RIFLESSIONE COLLETTIVA , 

 sul punto della situazione umbra,
organizzato e gestito da tutti i comitati in lotta contro le lobbies
economiche alla ricerca del massimo profitto e contro la falsa
informazione sulle risorse ed il risparmio energetico. Ci derubano
dell’acqua, ci inquinano l’aria e l’acqua e ci lasciano
montagne di rifiuti dopo avere depredato tutte le risorse del
territorio. Distruggono irreversibilmente gli ecosistemi ed il
paesaggio, cementificano le nostre montagne per illusorie alternative
energetiche che non apportano benefici alle popolazioni. Il forum
sarà un momento per ribadire a voce alta la nostra esistenza come
protagonisti della nostra vita, per scrivere una nuova storia dove,
noi, liberi cittadini della regione Umbria del pianeta Terra,
organizzati in associazioni e comitati, vogliamo ricostruire la
nostra identità collettiva per organizzare la resistenza al
liberismo, che con la scusa dello sviluppo economico, ci toglie le
risorse vitali mettendo in pericolo la
nostra
stessa sopravvivenza.

COMITATI PROMOTORI:

Comitato Umbro Acqua Pubblica

( ATTAC PG, Comitato Pro Acqua Gualdo
Tadino, Comitato Tutela Rio Fergia, Comitato Contro l’Acquedotto
Scheggino Pentima, Meetup Amici Beppe Grillo dell’Umbria, Cobas
Umbria , CSOA ex Mattatoio Perugia, Circolo Culturale I Maggio,
Circolo arci Island, Gruppo Difesa Ambiente di Spoleto, Comitato Ambiente di Gualdo Cattaneo), Inceneritori
Zero Umbria, Comitato Don Chisciotte (CA.I. Terni, Mountain
Wilderness, Italia Nostra Valnerina), Comitato Popolare per
l’Ambiente Bettona.

  Per adesioni e informazioni:

Elisabetta:
elisabetta63@libero.it
3337826433

Cristina:
allocchetto@yahoo.com
3473044857

Michel:
mdrouin@libero.it
3381912990

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RIO FERGIA : FURTO DI ACQUA E DI DEMOCRAZIA

 

 

 Le concessioni per
l’imbottigliamento delle acqua minerali rilasciate della regione Umbria

concesioni umbre.rtf

Estratto della determina dirigenziale della regione Umbra
del maggio 2007 che concede alla Rochetta-Idrea un ulteriore prelievo di oltre
338 milioni di litri, dopo avere prosciugato il fiume Feo in oltre 10 anni di emungimento dall’acquifero di Gualdo Tadino,  in piena emergenza idrica visto lo stato di calamità
naturale dovuto alla siccità dichiarata della regione Umbria

limitazioni.rtf

 

Le conclusione della valutazione dell’impatto che avrebbe un
prelievo di quell’entità su il bacino idrogeologico che alimenta il Rio Fergia
da parte dei professori Tulipano e Sappa dell’università la Sapienza di Roma

val1.rtf   

val2.rtf

val3.rtf

val4.rtf

val5.rtf

 

Stiamo aspettando la sentenza del TAR che ha acquisito i 11
ricorsi contro la concessione alla Rochetta-Idrea il 24 febbraio 2008 ……………….

 

 

 

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Aspettando il forum, i movimenti umbri s’incontrano a Boschetto

I° Maggio a Boschetto, aspettando il Forum dei Movimenti in lotta per i beni comuni in Umbria.

Ieri, I°Maggio, la festa dei beni comuni, organizzata dal comitato
Tutela Rio Fergia e dalla comunità di Boschetto, ha visto l’ampia
partecipazione festosa di tanti comitati umbri. Anche dalle vicine
Marche, sono arrivati comitati in lotta per la difesa del territorio a
illustrarci l’ultima delle "grandi opere" inutili per i cittadini che i
sostenitori dello "sviluppo" promuovono come "progresso" ossia la
costruzione della gigantesca trincea di un gasdotto che dovrebbe
attraversare da nord a sud gli appennini Umbro-Marchigiani interessando
svariati comuni umbri come Gubbio, Foligno, Gualdo Tadino, distruggendo
irrimediabilmente ambienti montani, sorgenti e corsi d’acqua fino ad
ora incontaminati.
Prossimo appuntamento il Forum regionale che si
terrà a Ferentillo (TR) dal 16 al 18 maggio per tracciare insieme un
nuovo percorso del nostro futuro dove i beni comuni non siano piu
profitti per squallidi azionisti, ma un diritto per noi e per le
generazioni future.

Comunicato stampa del 2 maggio 2008

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